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Marialúcia Dettori, Sassari e la Sardegna in Brasile

20 out

Una donna figlia dell’emigrazione che non si arrende e che vuole tornare nella terra della sua famiglia.

Intervista realizzata da Fabritziu Dettori

 para o Jornal online SARDies.it –

19 outubro de 2023

Marilúcia Dettori

Sassari (Sardigna) – Belo Horizonte (Brasile). L’emigrazione sarda è un fenomeno uguale, per certi versi, a quello verificatosi con la Prima Guerra mondiale. Ogni famiglia della Sardegna è stata coinvolta, qualcuna ha sofferto più dell’altra, qualcuno è rientrato, qualcuno no, qualcuno ancora desidera, dopo una vita da “esule”, da provvisorio, di rientrare nella propria terra. Non vogliamo farvi piangere, e se qualcuna, qualcuno, vorrà farlo, «Ecco il mio fazzoletto […] Signora, usi il suo furore per denunciare la farsa del politicante», come diceva la poetessa cilena Violetta Parra. Consigliamo, dietro queste parole, di indirizzare quel sentimento in operazioni di sostegno verso i sardi emigrati in modo che non si sentano dimenticati e verso quei giovani che ancora oggi lasciano, a migliaia, la Sardegna con parole amare: “Questa terra non mi sta dando niente”. Bisogna far prendere coscienza che questa condizione non è stata voluta da nostra madre Sardegna, ma dalla sottomissione coloniale, e auto-coloniale, di cui soffre la nostra Isola. Forse basterà ricordare l’oro di Furtei, in cui è stato sottratto quel metallo prezioso lasciando in cambio alla Sardegna soltanto, di fatto, un paesaggio lunare fosforescente, inquinato dal mercurio; le basi militari, o i recenti pannelli solari “ecologici”, le pale eoliche, che rendono sterili aree una volta produttive in cambio di qualche spicciolo. Una situazione che non dà prospettive morali, figuriamoci di lavoro. Forse la storia che stiamo per raccontare riesce, in qualche modo, a rovesciare le cose. È la storia di una donna emigrata di seconda generazione che dice «Io sono sarda» e che lotta per rendere concreti i desideri dei suoi nonni, e che grida ai giovani sardi. «Io voglio rientrare!».

Lei è Marilúcia Dettori, nipote di Giuseppe Dettori, figlia di quella emigrazione originata dalla grave crisi economica, e sociale, di fine Ottocento tra l’Italia e la Francia. La Sardegna con questo Paese aveva ottimi rapporti commerciali, gli vendeva vino, pellame, carne, formaggio, bestiame, ma l’Italia del governo Crispi nel 1887, disinteressandosi completamente di ciò che poteva causare alla Sardegna, ruppe i rapporti commerciali con la Francia. Prima di quella infelice decisione politica Martin Clark, nel saggio La storia política e sociale in “L’Età contemporanea” (Jaca Book, 1990), scrive: «Ogni settimana lasciavano Porto Torres per Marsiglia quattro o cinque navi cariche di vino, olio d’oliva e bestiame». Si pensi che solo nel solo 1883 venivano esportati nel paese d’Oltralpe 26mila capi di bestiame. L’Italia causò alla Sardegna un crollo economico devastante e, di conseguenza, un grave spopolamento. Lo storico Francesco Casula dice che «100mila emigrati che si divisero tra l’Europa, il continente africano, e le Americhe, soprattutto in Argentina». Questa è la situazione storica in cui si trovò il nonno della nostra amica Marilúcia, anzi Lucinha. Una donna determinata fin da piccola, dal carattere sardo di una volta, una persona che ha voluto riscattarsi, recuperando, in primis, il proprio cognome, e avere successo. Ci è riuscita. E ha ritrovato sé stessa grazie anche a un racconto tutto sassarese.

Ciao Lucinha, ci vuoi raccontare un po’ di te, della tua storia?
«Saluti a tutti. Per la comunità italiana in Brasile sono conosciuta come Lucinha Dettori. Sono nata il 12 settembre 1948 a Belo Horizonte, Minas Gerais, Brasile. Fin da piccola, nel 1958, ho iniziato a interessarmi all’origine del mio cognome Heitor e alla storia dei miei nonni paterni. Sono la più piccola di una famiglia di dieci fratelli, padre sardo e madre portoghese. Come gli altri fratelli, a dodici anni, andai a lavorare in una fabbrica che produceva manufatti per le feste, e nel pomeriggio frequentavo le scuole elementari. A quindici anni mi iscrissi, da sola, a diversi altri corsi professionali e, nel 1964, periodo della dittatura militare in Brasile, sono stata selezionata per ricoprire il ruolo di segretaria e stenografa presso il Sindacato degli Impiegati delle Costruzioni Civili. Nel 1976 mi sono iscritta all’Università del Turismo e dell’Ospitalità. Così ho iniziato la mia carriera da laureata in scienze del turismo, lavorando in diversi enti governativi sviluppando progetti di promozione del turismo, e anche nel campo dell’ispezione e della classificazione degli hotel. Dal 1999 sono in pensione».

Quando inizia la ricerca delle origini della tua famiglia sardo-brasiliana?
«Da quando sono andata in pensione ho potuto dedicare più tempo alla mia famiglia e riprendere la ricerca sulle mie radici europee: ho impiegato 44 anni per ritrovare l’ultimo documento, l’atto di nascita di mio padre. Iniziai, quindi, ad organizzare la stesura del mio libro sui miei parenti sardi con il primo documento rinvenuto all’Hospedaria das Flores, un’isola in cui era situato il centro di “raccolta”, dove furono prelevati i miei nonni, Giuseppe Dettori e Vittoria Scano, dopo essere sbarcati dal piroscafo Aquitaine, nel porto della città di Rio de Janeiro nell’agosto del 1896, insieme a centinaia di altri stranieri. Da qui poterono soggiornare solo per una settimana, essendo obbligati a lasciare questo rifugio dopo tale periodo.
I miei nonni furono mandati nella città di Juiz di Fora, Minas Gerais, più precisamente a soggiornare nel centro per immigrati di Horta Barbosa, nella quale ho trovato, oltre ai documenti dei miei nonni, anche i documenti di altri Dettori (se parenti, non posso dire …), con la nota che erano partiti una settimana prima dell’arrivo dei miei nonni paterni, in una località non menzionata nei documenti, la stessa annotazione che ho trovato nel registro di partenza dei miei nonni, datata 15 settembre 1896.
Passarono vari anni, finché scoprii che erano tornati, qualche mese dopo, da chissà quale luogo sconosciuto del Minas Gerais alla città di Rio de Janeiro, dove erano sbarcati dalla Sardegna. Dalla nostra terra portando con sé solo una valigia di cartone e una bottiglia d’acqua per la primogenita, la figlia Anna Maria, nata a Sassari nel 1891.
La famiglia si è poi stabilita a Rio de Janeiro, dove sono nati e cresciuti altri figli, Nicola, Giovannina, Maria Annita. La stessa città nella quale nacque mio padre, Gaetano Dettori, nel 1907. E così si è formata la famiglia discendente degli immigrati Sardi di Giuseppe Dettori e Vittoria Scano in Brasile.
Ho deciso, quindi, di mettere sulla carta, l’intricata storia dei miei antenati sardi, con il supporto di diversi amici sassaresi, conosciuti attraverso i social, che mi hanno aiutato in modo utile a raccontare anche le varie storie curiose e pittoresche di alcuni comuni di Sardegna. Alla fine, gli scritti sono diventati quel libro. È in portoghese, e conta 300 pagine. È difficile però stamparlo per gli alti costi. Io sono l’autrice e dovrei fare pure l’editore, indipendente, ma non ho che le mie scarse risorse».

Parlaci del libro.
«Il libro è un riassunto della genealogia della mia famiglia sarda, e anche un po’ della storia di Sassari e della Sardegna in generale. Ho incluso, quindi, alcuni capitoli come autobiografia, dove parlo della vita della seconda generazione di sardi. Il libro ha 300 pagine, come dicevo, e documenti fotografici interessanti. È in portoghese e aspetta qualcuno che voglia tradurlo in italiano e/o sassarese. Nel 2016 ho curato 50 copie della prima edizione e l’ho portata a Sassari per regalarla ai miei collaboratori sassaresi».

Sei riuscita a recuperare e ottenere una cosa a te molto importante…
«Per fortuna, a 75 anni, ho già realizzato il mio sogno di correggere tutti i nomi e cognomi dei miei antenati, dando loro il dovuto riconoscimento come discendenti dei sardi, nonché di rettificare la mia identità inserendo il cognome sardo Dettori. Adesso, in possesso di tutta la documentazione legale, spero che mi venga riconosciuta presto la mia cittadinanza italiana, tramite Consolato da Belo Horizonte, dove abito, e rendere così realizzata quest’ultima tappa del mio progetto di vita: quella di vivere nella terra dei mie nonni, un semplice omaggio per loro, che mai sono riusciti a tornare nella loro amata Sardegna e che, nonostante tutto, anche a 13mila chilometri di distanza in terra straniera, non hanno mai dimenticato le proprie origini».

Tuo nonno che lavoro svolgeva in Sardegna? E quello di tuo padre in Brasile?
«Mio nonno lavorava nella sua vigna con il fratello, Angelo Dettori, a Ittiri. In Brasile, non adattandosi a lavorare nelle piantagioni di caffè, divenne muratore, un mestiere che proseguì anche a Belo Horizonte. Il mio Babbo era domatore di cavalli nella fattoria dei miei avi paterni portoghesi, Francisco Candido do Amaral e Josina Petronilha Azambuja. Mia madre si chiamava Geralda Maria Amaral ed era maestra. Mio padre dopo il matrimonio, si trasferì a Belo Horizonte e divenne elettricista nella manutenzione dei treni».

Tuo padre in quale lingua ti parlava?
«Mescolato, portoghese e italiano».

Oggi, se sei registrata in Brasile come Dettori il merito è solo tuo, e tutti noi ti ringraziamo per la tua lotta.
«Diciamo che è stata la mia resilienza, e il supporto di tante altre persone che ho incontrato lungo questo instancabile viaggio, sia in Sardegna che in Brasile, senza le quali, penso, sarebbe stato più difficile portare a termine questo mio progetto».

Sulla tua pagina social ho visto che in copertina c’è la Fontana di Rosello, cosa significa per te?
«Questo è il capitolo commovente del mio libro, “Lagrimas por Rosello”, nel quale spicca il bel dipinto di Roberto Luiu, che racconta una bellissima storia d’amore e di orgoglio, di una giovane emigrante, e dei suoi ricordi quando andava a prendere l’acqua alla Funtana di Ruseddu. Questo fu l’unico ricordo di Sassari che mia nonna Vittoria conservò fino alla morte. Lei la raccontava spesso e la raccontava con il fascino di una favola».

Che informazioni hai di Sassari?
«Fabritziu, la Sardegna non sta vivendo il suo momento migliore, nonostante sia la seconda isola più grande del Mediterraneo e conosciuta in tutto il mondo come una delle migliori destinazioni del turismo internazionale. Ma il paradiso incantato ha anche i suoi gravi problemi economici, politici e d’immigrazione, come altri Paesi del mondo. Però, uno dei problemi più preoccupanti in questo momento, così come in diversi paesi europei, è l’aumento della popolazione anziana a fronte dell’esodo della popolazione giovane verso altri Paesi, alla ricerca di migliori condizioni di vita. I governi non si impegnano a creare un progetto di sviluppo, soprattutto nel campo tecnologico, per questa vasta forza lavoro giovane e inattiva.
Il tema attuale, in questo momento, è l’offerta di euro per la costruzione e la ristrutturazione di case, e attività commerciali nelle località con meno di 3mila abitanti. Tuttavia, le persone o le famiglie con bambini più piccoli, e anche i pensionati più anziani, ci pensano due volte prima di intraprendere questo progetto, poiché nella maggior parte dei casi questi centri non dispongono che di poche o nessuna infrastruttura di base, come ospedali, scuole, banche, commercio e tempo libero. Investire innanzitutto nell’istruzione e nei settori dell’industria farmaceutica, nelle energie rinnovabili, senza invasione, nella comunicazione e dell’agroalimentare, non sarebbe una cosa a cui pensare?».

Per realizzare il sogno di vivere «gli ultimi giorni della tua vita a Sassari», vorrà dire allontanarti dalla tua famiglia attuale…
«Caro Fabritziu, oggi la mia famiglia è ben strutturata, grazie a una buona istruzione universitaria, dove ognuno prende in mano la propria vita, anche se sono consapevole di non essere più una ragazzina e che gli anni passano e, con loro, arriva l’età. Trasferirmi definitivamente in Sardegna, magari una piccola casa, e iscrivermi all’anagrafe come cittadina sarda, è davvero il mio sogno. Trascorrerei i migliori anni della mia vita, ne sono certa, almeno finché avrò la salute per farlo, e senza gravare su nessuno. È davvero il mio sogno più grande».

Qual è la forza che ti spinge a far ritorno in Sardegna? È un po’ un sacrificio?
«Penso che sia qualcosa come dicevano Fabrizio de Andrè e l’amico Andrea Parodi: “Non sei tu che scegli la terra in cui vivrai, è la terra che sceglie te…”. Poi, scopri che ami l’Isola attraverso la storia di mia nonna Vittoria, e delle tre volte che sono stata lì. In Sardegna ho vissuto con persone meravigliose che erano molto simili ai mineiros, minatori, di Belo Horizonte. Non ho mai pensato a questo cambio di vita come un sacrificio, perché avrò sempre un sostegno da parte della mia famiglia, che verrebbe a trovarmi, e prendersi cura di me».

Come vedi Sassari?
«Come le altre grandi città del mondo, con tante peculiarità. Per me Sassari è estremamente ospitale, ordinata, molto pulita, e con una buona infrastruttura pubblica. Non amo molto seguire la politica, ma non ho notato rivalità partigiane in Sardegna. Il costo della vita non mi ha spaventato, e sono rimasta soddisfatta del sistema sanitario, di cui ho usufruito con la mia assicurazione di viaggio nell’anno 2013. Sono stata trattata e medicata molto bene. Per questo dedico un intero capitolo del mio libro all’eccellente servizio sanitario dell’ospedale di Malattie infettive dell’Università di Sassari».

Con l’iter burocratico che stai percorrendo per acquisire la nazionalità italiana, dopo quanto tempo riuscirai ad ottenerla?
«Ho cercato informazioni all’Ufficiale d’Anagrafe Settore Affari Generali e Servizi al Cittadino di Sassari e mi hanno detto che non possono prevedere il momento esatto in cui si chiuderà la pratica, oltre a quello già stabilito dalla legge, che è un massimo di 180 giorni. In Brasile, invece, se riesci a fissare un appuntamento nel 2023, utilizzando un calendario elettronico (che non funziona mai), verrai chiamato solo nel 2024. Dopo di questo, il consolato ha due anni per analizzare la documentazione…».

Hai provato a farti aiutare dal Comune di Sassari?
«Sì, quando scrissi una mail all’allora sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, il quale, colpito dal mio racconto sulle mie radici sarde, chiese che venissero ricercati eventuali documenti appartenenti ai miei nonni sassaresi, poiché nulla era stato ritrovato nell’Archivio Anagrafico di Ittiri. In poco tempo ricevo il primo documento dalla Sardegna, ovvero il foglio matricolare del servizio militare di mio nonno Giuseppe Dettori. Non puoi immaginare quanto grande sia stata la mia gioia! E con questo documento sono riuscita a trovare nell’anagrafe di Sassari tutti gli altri atti di nascita e di matrimonio dei miei avi e zii».

Vuoi dire qualcosa ai giovani sardi che ancora emigrano?
«La migrazione è un movimento umano naturale. Proprio come i nostri antenati, i giovani sardi si recano all’estero per necessità, o motivazioni personali. Sarebbe interessante se esistesse un altro modo, ma nel mondo di oggi i progressi sono molto disomogenei. Essere un immigrato, tuttavia, non è un compito facile. Non importa quanto tu sia ben preparato, i giovani, inoltre, potrebbero soffrire di adattamento culturale e della burocrazia di ogni luogo. È importante prendere in considerazione queste questioni.
Con questo, per coloro che se ne vanno, spero che un giorno ritornino con più capacità e voglia di fare del bene alla loro terra e alla loro gente. A chi se ne va definitivamente, possa diffondere la cultura e la storia sarda, così ricca e importante».

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Il libro di Lucinha non raccoglie soltanto la sua storia, il suo albero genealogico, ciò che raccoglie della sua famiglia è la storia di centinaia di sardi. Racconta la vita e le speranze dei nostri fratelli isolani che per la maggior parte di loro fu soltanto quella di riuscire a sopravvivere. Si resero conto subito che lì, nella “Terra dei miracoli”, molto si doveva lottare per ottenere i diritti più fondamentali. Forse presero subito coscienza della situazione in cui si trovavano dai dormitori fatiscenti e malsani, o dai caotici refettori, oppure quando furono costretti ad essere spostati qua e là come pedine per il Brasile in balia di chi per loro prendeva le decisioni. Non erano liberi.

Immaginiamo Lucinha, una donna garana, come si dice in sassarese, bella fuori e bella dentro, dall’animo buono e gentile, cercare negli archivi la sua famiglia, e l’emozione quando li trovò scritti su quelle antiche carte: «È stato come averli di fronte, e poterli abbracciare».

Fabritizu Dettori

Marilúcia Dettori, Sassari e Sardenha no Brasil

19 out

Uma mulher nascida da emigração que não desiste e que quer regressar à terra da sua família. 

Entrevista conduzida por Fabritziu Dettori para o Jornal online SARDies.it – 19 outubro de 2023

Publicação em português : Lucinha Dettori

Marilúcia Dettori

Sassari (Sardenha) – Belo Horizonte (Brasil). A emigração da Sardenha é um fenómeno igual, em alguns aspectos, ao que ocorreu com a Primeira Guerra Mundial. Todas as famílias da Sardenha estiveram envolvidas, algumas sofreram mais que outras, algumas regressaram, outras não, algumas ainda desejam, depois de uma vida de “exílio”, de trabalhador temporário, regressar à sua terra. Não queremos fazer você chorar, e se alguém, qualquer um, quiser fazê-lo, “Aqui está meu lenço […] Senhora, use sua fúria para denunciar a farsa do político”, como disse a poetisa chilena Violetta Parra . Recomendamos, por detrás destas palavras, dirigir esse sentimento para operações de apoio aos sardos que emigraram para que não se sintam esquecidos e aos jovens que ainda hoje, aos milhares, saem da Sardenha com palavras amargas: “Esta terra não me deu nada”. Precisamos de consciencializar que esta condição não foi desejada pela nossa mãe Sardenha, mas pela subjugação colonial e autocolonial de que sofre a nossa ilha. Talvez bastará recordar o ouro de Furtei, no qual foi roubado aquele metal precioso, deixando a Sardenha em troca apenas, de facto, de uma paisagem lunar fosforescente, poluída por mercúrio; as bases militares, ou os recentes painéis solares “ecológicos”, as turbinas eólicas, que tornam estéreis áreas outrora produtivas em troca de alguns centavos. Uma situação que não oferece perspectivas morais, muito menos perspectivas de trabalho. Talvez a história que vamos contar consiga, de alguma forma, reverter as coisas. É a história de uma mulher emigrante de segunda geração que diz “sou sarda” e que luta para concretizar os desejos dos seus avós, e que grita aos jovens sardos. “Eu quero voltar!”.

Trata-se de Marilúcia Dettori , neta de Giuseppe Dettori, filha daquela emigração oriunda da grave crise econômica e social do final do século XIX entre Itália e França. A Sardenha tinha excelentes relações comerciais com este país, vendia vinho, couro, carne, queijo, gado, mas a Itália do governo Crispi em 1887, completamente desinteressada no que poderia causar à Sardenha, rompeu relações comerciais com a França. Antes dessa infeliz decisão política, Martin Clark, no ensaio História Política e Social em “A Era Contemporânea” (Jaca Book, 1990), escreveu: «Todas as semanas quatro ou cinco navios carregados de vinho, azeite e ‘azeitona e gado’. Consideremos que só em 1883 foram exportadas 26 mil cabeças de gado para o país além dos Alpes. A Itália causou à Sardenha um colapso económico devastador e, consequentemente, um grave despovoamento. O historiador Francesco Casula diz que «100 mil emigrantes que se dividiram entre a Europa, o continente africano e as Américas, especialmente na Argentina». Esta é a situação histórica em que se encontrava o avô da nossa amiga Marilúcia, ou melhor, Lucinha. Uma mulher determinada desde pequena, com o carácter sardo do passado, uma pessoa que queria redimir-se, recuperando, antes de mais, o sobrenome, e ter sucesso. Ela conseguiu. E ela se encontrou novamente graças também a uma história inteiramente de Sassari.

Oi Lucinha, gostaria de nos contar um pouco sobre você, sua história?
“Cumprimentos a todos. Para a comunidade italiana no Brasil sou conhecida como Lucinha Dettori. Nasci em 12 de setembro de 1948 em Belo Horizonte, Minas Gerais, Brasil. Desde criança, em 1958, comecei a me interessar pela origem do meu sobrenome Heitor e pela história dos meus avós paternos. Sou o mais novo de uma família de dez irmãos, com pai sardo e mãe portuguesa. Tal como os outros irmãos, aos doze anos fui trabalhar numa fábrica que produzia produtos de férias e à tarde frequentava a escola primária. Aos quinze anos matriculei-me, por conta própria, em diversos outros cursos profissionalizantes e, em 1964, período da ditadura militar no Brasil, fui selecionado para ocupar o cargo de secretário e estenógrafo do Sindicato dos Empregados da Construção Civil. Em 1976 matriculei-me na Universidade de Turismo e Hotelaria. Iniciei assim a minha carreira como licenciado em ciências do turismo, trabalhando em diversos órgãos governamentais desenvolvendo projetos de promoção turística, e também na área de inspeção e classificação hoteleira. Estou aposentado desde 1999.”

Quando começou a busca pelas origens de sua família sardo-brasileira?
«Desde que me aposentei, pude dedicar mais tempo à minha família e retomar a investigação sobre as minhas raízes europeias: demorei 44 anos a encontrar o último documento, a certidão de nascimento do meu pai. Comecei então a organizar a escrita do meu livro sobre os meus familiares sardos com o primeiro documento encontrado na Hospedaria das Flores, ilha onde se situava o centro de “recolha”, onde estavam os meus avós, Giuseppe Dettori e Vittoria Scano, depois de desembarcarem do navio a vapor Aquitânia, no porto da cidade do Rio de Janeiro em agosto de 1896, junto com centenas de outros estrangeiros. A partir daqui só puderam permanecer uma semana, sendo obrigados a abandonar este refúgio após este período.
Meus avós foram enviados para a cidade de Juiz de Fora, Minas Gerais, mais precisamente para ficarem no centro de imigrantes Horta Barbosa, onde encontrei, além dos documentos dos meus avós, também os documentos de outros Dettori (se parentes, não posso afirmar…), com a nota de que haviam partido uma semana antes da chegada dos meus avós paternos, em local não mencionado nos documentos, a mesma nota que encontrei no registro de saída dos meus avós, datada de 15 Setembro de 1896.
Passaram-se vários anos, até que descobri que haviam retornado, poucos meses depois, de um lugar desconhecido de Minas Gerais para a cidade do Rio de Janeiro, onde haviam desembarcado, vindos da Sardenha. De lá, Trouxeram consigo apenas uma mala de papelão e um pote (ànfora utilizado para carregar agua em Sassari),e a filha Anna Maria, nascida em Sassari em 1891.
A família instalou-se então no Rio de Janeiro, onde nasceram e cresceram outros filhos, Nicola, Giovannina, Maria Annita. Na mesma cidade nasceu meu pai, Gaetano Dettori, em 1907. E assim se formou a família de descendentes dos imigrantes sardos Giuseppe Dettori e Vittoria Scano no Brasil.
Decidi assim colocar no papel a intrincada história dos meus antepassados ​​​​sardos, com o apoio de vários amigos de Sassareses conhecidos através das redes sociais, que me ajudaram de forma útil a contar também as várias histórias curiosas e pitorescas de alguns municípios da Sardenha . No final as contas, os escritos tornou em livro. Está em português e possui 300 páginas. Porém, está difícil imprimi-lo devido aos altos custos. Eu sou a autora e também a editora independente, utilizando as vezes os meus parcos recursos de aposentada.

Fale um pouso sobre o seu livro.
«O livro é um resumo da genealogia da minha família da Sardenha, e também um pouco da história de Sassari e da Sardenha em geral. Incluí, portanto, alguns capítulos como autobiografia, onde falo sobre a vida da segunda geração de sardos. O livro tem 300 páginas, como disse, e interessantes documentos fotográficos. Está em português e aguarda alguém que queira traduzi-lo para italiano e/ou sassarese. Em 2016 editei 50 exemplares da primeira edição e trouxe-os para Sassari para entregá-los aos meus colaboradores Sassareses.”

Conseguiste recuperar e obter algo muito importante para ti…
«Felizmente, aos 75 anos, já realizei o meu sonho de corrigir todos os nomes e e sobrenomes dos meus antepassados, dando-lhes o devido reconhecimento como descendentes dos sardos, como também, retificar minha identidade inserindo o sobrenome da Sardo “DETTORI”. Agora, de posse de toda a documentação legal, espero que em breve minha cidadania italiana seja reconhecida através do Consulado em Belo Horizonte, onde moro, e assim concretizar esta última etapa do meu projeto de vida: o de morar na terra dos meus avós, uma simples homenagem a eles, que nunca conseguiram regressar à sua querida Sardenha e que, apesar de tudo, mesmo a 13 mil quilómetros de distância em terra estrangeira, nunca esqueceram as suas origens.”

Que trabalho seu avô fez na Sardenha? E o seu pai está no Brasil?
«O meu avô trabalhava na sua vinha com o irmão, Angelo Dettori, em Ittiri. No Brasil, não se adaptando ao trabalho na lavoura de café, tornou-se pedreiro, profissão que também continuou em Belo Horizonte. O meu pai era treinador de cavalos na fazenda dos meus antepassados ​​paternos portugueses, Francisco Candido do Amaral e Josina Petronilha Azambuja. Minha mãe se chamava, Geralda Maria Amaral e era professora. Após o casamento, meu pai mudou-se para Belo Horizonte e tornou-se eletricista na manutenção de trens.”

Que língua seu pai falava com você?
«Misto, Português e Italiano».

Hoje, se você está registrado no Brasil como Dettori, o crédito é só seu, e todos nós agradecemos pela sua luta.
«Digamos que foi a minha resiliência, e o apoio de muitas outras pessoas que conheci ao longo deste percurso incansável, tanto na Sardenha como no Brasil, sem as quais, creio, teria sido mais difícil concretizar este meu projeto».

Na sua página nas redes sociais vi que a Fonte Rosello está na capa, o que isso significa para você?
«Este é o comovente capítulo do meu livro, e a capa do livro, “Lagrimas por Rosello”, onde se destaca a bela pintura de Roberto Luiu, que conta uma bela história de amor e orgulho, de uma jovem emigrante, e das suas memórias quando saia para pegue água no Funtana di Ruseddu. Esta foi a única lembrança de Sassari que minha avó Vittoria guardou até sua morte. Ela frequentemente contava isso como se fosse um conto de fadas.”

Que informações você tem sobre Sassari?
«Fabritziu, a Sardenha não vive o seu melhor momento, apesar de ser a segunda maior ilha do Mediterrâneo e conhecida em todo o mundo como um dos melhores destinos turísticos internacionais. Mas o paraíso encantado também tem seus graves problemas econômicos, políticos e de imigração, como outros países do mundo. Contudo, um dos problemas mais preocupantes neste momento, tal como em vários países europeus, é o aumento da população idosa face ao êxodo da população jovem para outros países, em busca de melhores condições de vida. Os governos não estão empenhados em criar um projeto de desenvolvimento, especialmente no domínio tecnológico, para esta vasta força de trabalho jovem e inativa.
A questão atual neste momento é a oferta de euros para construção e remodelação de habitações e atividades comerciais em locais com menos de 3 mil habitantes. Contudo, as pessoas ou famílias com filhos mais novos, e mesmo os reformados mais velhos, pensam duas vezes antes de empreender este projecto, uma vez que na maioria dos casos estes centros possuem pouca ou nenhuma infra-estrutura básica, como hospitais, escolas, bancos, comércio e lazer. Investir antes de tudo na educação e nos setores da indústria farmacêutica, nas energias renováveis, sem invasão, na comunicação e no setor agroalimentar, não seria algo a pensar?”.

Realizar o sonho de viver “os últimos dias da sua vida em Sassari”, significará afastar-se da sua família atual…
“Querido Fabritziu, hoje minha família está bem estruturada, graças a uma boa formação universitária, onde todos cuidam da própria vida, mesmo tendo consciência de que não sou mais uma garotinha e que os anos passam e, com eles, chega a idade, mudar-me permanentemente para a Sardenha, talvez para uma pequena casa, e me registar como cidadão da Sarda é verdadeiramente o meu sonho. Seria os melhores anos da minha vida, tenho certeza, pelo menos enquanto tiver saúde para isso, e sem sobrecarregar ninguém. É realmente o meu maior intento.”

Qual é a força que o leva a regressar à Sardenha? É um pouco de sacrifício?
«Acho que é algo que falou Fabrizio di Andrè a seu amigo Andrea Parodi : “Não é você quem escolhe a terra onde vai morar, é a terra que escolhe você…”. Aí você descobre que ama a Ilha através da história da avó Vittoria e das três vezes que estive lá. Na Sardenha convivi com pessoas maravilhosas e muito parecidas com os mineiros, de Belo Horizonte. Nunca pensei nesta mudança de vida como um sacrifício, porque terei sempre o apoio da minha família, que virá visitar-me .”

Che informazioni hai di Sassari?
«Como outras grandes cidades do mundo, com muitas peculiaridades. Para mim Sassari é extremamente hospitaleira, muito limpa e com boa infraestrutura pública. Não gosto muito de acompanhar política, mas não notei nenhuma rivalidade partidária na Sardenha. O custo de vida não me assustou e fiquei satisfeito com o sistema de saúde, do qual beneficiei com o meu seguro de viagem em 2013. Fui muito bem tratado e medicada. É por isso que dedico um capítulo inteiro do meu livro ao excelente serviço de saúde do hospital de Doenças Infecciosas da Universidade de Sassari.”

Com o processo burocrático que você está passando para adquirir a nacionalidade italiana, quanto tempo depois você conseguirá obtê-la?
«Procurei informações junto ao Serviço ao Cidadão de Sassari e eles me disseram que não podem prever o tempo exato para termino do processo, além do já estabelecido por lei, que é no máximo de 180 dias. No Brasil, porém, se você conseguir agendar em 2023, usando calendário eletrônico (que nunca funciona), você só será chamado em 2024. Depois disso, o consulado tem dois anos para analisar a documentação…”.

Você já tentou obter ajuda do Município de Sassari?
«Sim, quando escrevi um e-mail ao então Prefeito de Sassari, Gianfranco Ganau, que, impressionado com a minha história sobre as minhas raízes sardas, pediu que fossem revistados quaisquer documentos pertencentes aos meus avós Sassareses, uma vez que nada havia sido encontrado no arquivo do registo de Ittiri. Em pouco tempo recebi o primeiro documento da Sardenha, nomeadamente a ficha de registo do serviço militar do meu avô Giuseppe Dettori. Você não imagina como foi grande a minha alegria! E com esse documento consegui encontrar todos os demais registros de nascimento e casamento dos meus antepassados ​​e tios na anàgrafe de Sassari.”

Quer dizer algo aos jovens sardos que ainda emigram?
«A migração é um movimento humano natural. Tal como os nossos antepassados, os jovens sardos vão para o estrangeiro por necessidade ou por motivos pessoais. Seria interessante se houvesse outra forma, mas no mundo de hoje o progresso é muito desigual. Ser imigrante, porém, não é uma tarefa fácil. Por mais preparado que você esteja, os jovens também podem sofrer com a adaptação cultural e com a burocracia de cada lugar. É importante levar essas questões em consideração.
Com isso, para aqueles que partem, espero que um dia retornem com mais capacidade e vontade de fazer o bem à sua terra e ao seu povo. Aos que partem definitivamente, que possam difundir a cultura e a história da Sardenha, que é tão rica e importante”.

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O livro de Lucinha não recolhe apenas a sua história, a sua árvore genealógica, o que recolhe sobre a sua família é a história de centenas de sardos. Conta a vida e as esperanças dos nossos irmãos da ilha que para a maioria deles era apenas a de conseguir sobreviver. Perceberam imediatamente que ali, na “Terra dos Milagres”, muito tinha que ser lutado para obter os direitos mais fundamentais. Talvez eles imediatamente tenham tomado consciência da situação em que se encontravam, vindos dos dormitórios dilapidados e insalubres, ou dos refeitórios caóticos, ou quando foram forçados a serem transferidos para cá e para lá como peões do Brasil à mercê de quem tomava decisões por eles. . Eles não eram livres.

Imaginemos Lucinha, uma mulher Garana, como se diz em Sassari, bela por fora e bela por dentro, de alma boa e gentil, procurando a família nos arquivos, e a emoção ao encontrá-los escritos naqueles papéis antigos: «É foi como tê-los na sua frente e poder abraçá-los.”

Fabritizu Dettori

festa del tesseramento

28 fev

Domenica 5 marzo, a partire dalle ore 16:00, nella sede sociale in piazza Santa Croce 19 a Firenze, l’ ACSIT vi invita alla festa del tesseramento per l’anno solare 2023.

Un’occasione di incontro per vivere insieme un momento di gioia con un’atmosfera ed un’aggregazione che è tipico della grande famiglia sarda, e per festeggiare il Carnevale insieme ai nostri soci, con i dolci tipici di questo festoso periodo.

Il programma della giornata prevede:

– rinnovo delle tessere e nuove iscrizioni

– presentazione attività e progetti per l’anno 2023

– rinfresco con prodotti sardi e serata musicale sarda con balli

Ingresso libero.

Vi aspettiamo

ENCONTRO DE 42 ANOS DE FORMATURA DOS EX-ALUNOS DE TURISMO E HOTELARIA DA FACTUR – Dia 26 NOV/2022

30 nov

RUY FELIPE E LIEGE/ ORGANIZADORES DO ENCONTRO 2022
FORMANDOS – TURMA 1980

FOTO DO FUNDO DO BAÚ…

EXCURSÃO A OURO PRETO :

Segundo semestre de 1977 , com Professor de estatistica – Antonio de Pádua

Ao meu lado, meu querido e doce amigo Ronildo, um dos 28 ex-alunos falecidos

PARTICIPANTES DO EVENTO:

Empresários = Paulo Camargo, Denis Collins e esposa Giovana Collins –

Aconteceu no último dia 26 de novembro às 14hs, O ENCONTRO DA SEGUNDA TURMA DE FORMADOS em Turismo e Hotelaria, pela Faculdade Newton Paiva em 1980. O evento foi organizado pelos ex-alunos, RUY FELIPE, LIEGE PATERLINI e voluntariados. A equipe organizadora acertou em cheio ao escolher a CASA BELLONI, um local de fácil acesso, amplo espaço decorado, arejado, com ótimos preços e excelente cardápio e serviços.

No rosto de cada participante, era visível, a imensa emoção que cada um trazia dentro de si, externada através dos longos e afetuosos abraços, acompanhados às vezes, por copiosas lágrimas causadas pela emoção do tão aguardado reencontro com os queridos amigos, que não se encontravam há mais de 42 anos. Este mesmo sentimento, também se fez presente no discurso de abertura do evento com a triste notícia dos vinte e oito alunos, falecidos, alguns precocemente, deixando um imenso vazio de saudades em nossos corações, ao serem nominados, em uma breve homenagem.

Não posso deixar passar em branco este momento, para uma breve menção aos nossos amados e abnegados mestres, que nos prepararam tão bem, não apenas com o esmero acadêmico das salas de aulas, mas principalmente com as várias atividades extraclasse, que nos permitiu conhecer e desbravar várias cidades do imenso patrimônio Cultural e Histórico Mineiro, com fabulosas aulas expositivas, com Professor Marco Elísio, um grande expertise em História das Artes.

O mesmo podemos falar do nosso querido (Zédapaz) ou inesquecível José da Paz, falecido no ano passado, que nos fez conhecer um pouco da verdadeira História do Brasil, que nunca iriamos encontrar em livros didáticos… Essas disciplinas enriqueceram muito nossos conhecimentos acadêmicos e principalmente nossos curriculum para o futuro e promissor mercado de trabalho que, desde então, já nos espreitava. E assim, muitos de nós ingressamos no mercado de trabalho como jovens talentos, egressos da FACTUR, como a melhor mão-de- obra especializada nas área de Projetos para o fomento do Turismo e Hotelaria em Minas.

A Ruy Felipe, um dos mais talentosos  e criativos Promotor de Eventos e Turismo do Estado,  nossa eterna  gratidão, pois, com seu  caráter proativo, sempre nos impulsiona  a não deixar cair no ostracismo a memória da nossa árdua e grande caminhada até ao bacharelado, nos lembrando que, somos a segunda turma de profissionais qualificados a dar um grande impulso nas áreas de projetos estratégicos para o desenvolvimento do turismo, em grande expansão em nosso Estado na década de 8 0, dentro e fora dos OOTs em todo o Estado de Minas Gerais .

Até ao próximo encontro,

Se assim permitir Deus!

tradução do texto

PORTUGUÊS ITALIANO

Lorso 26 novembre alle 14:00 si è svolto il mega evento degli ex studenti di Turismo e Ospitalità degli anni ’80, premiati dalla Facoltà Newton Paiva. L’evento è stato organizzato da RUY FELIPE, LIEGI scapoli e volontari. Il team organizzativo ha avuto ragione quando ha scelto uno spazio per eventi a Belo Horizonte, che ha soddisfatto le esigenze dei partecipanti nelle aree: posizione, prezzo, menu e qualità dei servizi. Sul volto di ogni partecipante si leggeva l’immensa emozione che ognuno portava dentro di sé, espressa attraverso i lunghi e affettuosi abbracci, accompagnati a volte da copiose lacrime causate dall’emozione del tanto atteso ricongiungimento con i cari amici, che avevamo non si vede da molto tempo, ha più di 42 anni. Questa commozione era presente anche nel discorso di apertura dell’evento con la triste notizia dei ventotto studenti, morti, alcuni così prematuramente, lasciando un immenso vuoto di nostalgia nei nostri cuori, quando sono stati nominati, in un breve omaggio . Non posso lasciare che questo momento passi inosservato, per un breve cenno ai nostri amati e altruisti docenti, che ci hanno preparato così bene, non solo con la cura accademica delle aule, ma ancor più con le attività extrascolastiche, dandoci la possibilità di conoscere ed esplorando diverse città dell’immenso patrimonio culturale e storico del Minas Gerais, con favolose lezioni espositive, con quelle del Professor Marco Eliseo, con la sua meravigliosa didattica e competenza nella Storia delle Arti. Lo stesso si può dire del nostro caro (Zédapaz) o indimenticabile José da Paz, morto l’anno scorso, che ci ha fatto conoscere un po’ la vera storia del Brasile, che non troveremmo mai nei libri di testo… Questi contenuti hanno arricchito la nostra scarsa cultura generale, così come il nostro curriculum per il futuro e promettente mercato del lavoro, che, da allora, ci stava già aspettando. E così, molti di noi sono entrati nel mercato del lavoro come giovani talenti, laureati di FACTUR, come la forza lavoro migliore e più preparata specializzata nelle aree dei progetti per la promozione del turismo e dell’ospitalità nel Minas Gerais. A Ruy Felipe, uno dei più talentuosi e creativi Promotori di Eventi e Turismo dello Stato, la nostra eterna gratitudine, perché, con il suo carattere propositivo, ci ha sempre spronato a non far cadere nell’ostracismo il ricordo del nostro arduo e grande viaggio, fino a quando non abbiamo concluso il nostro diploma di maturità, come secondo gruppo di professionisti qualificati, per dare un grande impulso nelle aree dei progetti strategici per lo sviluppo del turismo nello Stato, nonché, per le aree amministrative e tecniche in costante richiesta di personale specializzato lavoro del mercato turistico e dell’industria alberghiera in forte espansione nel nostro Stato negli anni ’80, nonché l’implementazione del turismo rurale e del turismo sociale, attraverso il programma Best Age Club, di cui sono stato molto onorato di essere il primo coordinatore tecnico statale di Senior Turismo, creato da Embratur, e gestito attraverso l’Organismo Ufficiale del Turismo, Turminas, al fine di favorire il turismo sociale per conto terzi, e l’utilizzo di attrezzature e servizi di lavoro occasionale durante i periodi stagionali nei Comuni di Minas Gerais. Fino al prossimo incontro, a Dio piacendo

Itália paga até R$ 75 ml a quem se mudar para ilha da Sardenha.

1 set

Uma das cidades pode ser está…

SORGONO (Sardegna) com apenas 1.673 abitantes, situata a 688 metros do nível do ma, da  Provincia di Nuoro, com uma superfice de 56,20 kmq.

A charmosa ilha é a segunda maior do Mediterrâneo, e suas praias de água azul-turquesa somadas à culinária italiana atraem milhares de turistas no verão europeu -grande parte deles, aliás, vinha da Rússia, alvo de sanções do Ocidente desde a invasão da Ucrânia. A ilha também abriga mansões de alguns poderosos; entre eles, o ex-primeiro-ministro do país Silvio Berlusconi.

Quando o céu se fecha e o calor vai embora, porém, a região se esvazia e fica quase isolada. A Sardenha tem cerca de 1,6 milhão de habitantes, apesar de sua área de mais de 24 mil quilômetros quadrados (o equivalente a quase três vezes a região metropolitana de São Paulo.

A ilha é uma das áreas com mais pessoas centenárias no mundo, segundo o livro dos recordes. Os jovens da região, por outro lado, buscam emprego em outras áreas italianas ou no exterior, o que contribui para a diminuição e para o envelhecimento da população local. Para reverter esse cenário, o governo reservou EUR 45 milhões (R$ 227 milhões) para subsidiar a chegada de novos moradores. A informação é da emissora Euronews.

O que você precisa para se mudar

Mas quando a esmola é demais, o santo desconfia (e pode desconfiar). Para ser um dos beneficiados no programa, o candidato deverá se mudar para um dos municípios da Sardenha com população inferior a 3.000 pessoas. A quantia recebida —não, necessariamente, de EUR 15 mil— deverá ser usada para comprar ou reformar uma casa, e a subvenção não pode exceder metade do gasto total.

Além disso, o beneficiário precisará morar na nova propriedade em tempo integral e deve se registrar como residente permanente em até 18 meses após a chegada à região -portanto, esqueça a ideia de aderir ao programa no verão e sair logo no inverno.

O presidente da Sardenha, Christian Solinas, pretende que o programa incentive estrangeiros a se mudarem para a ilha e estimule aqueles moradores locais a continuarem na região.

“Graças a essas contribuições, a Sardenha se torna um terreno fértil para aqueles que se mudam para lá ou decidem construir uma família”, disse. “Não pode haver crescimento sem uma real valorização do interior e das zonas mais desfavorecidas. Então, criamos as condições para que os jovens decidam ficar e desenvolvam a economia dos territórios mais frágeis.”

Padrões semelhantes são frequentes em várias outras cidades da Itália. Nos últimos anos, proprietários e governos de cidades pequenas do país começaram a anunciar casas por apenas 1 euro -as propriedades, na maioria das vezes, foram herdadas de idosos que morreram sem ter família por perto.

A população da Itália está envelhecendo. No ano passado, 24% da população do país tinha mais de 65 anos, segundo o Banco Mundial. A média de idade hoje na nação europeia é de 46 anos —em 2050, projeta-se que será 51.